Tina Modotti fotografa

Tina Modotti: la sua vita, la fotografia, il comunismo

Tra le donne dimenticate dalla storia troviamo una donna affascinante che lasciò il segno. Scopriamo assieme Tina Modotti, la sua vita e la passione per la fotografia.

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Per la rubrica donne dimenticate dalla storia oggi ti raccontiamo di Tina Modotti, la sua vita e come arrivò a diventare una fotografa che lasciò il segno. È considerata una delle più grandi fotografe del XX secolo, figura importante del comunismo e della fotografia mondiale. Le sue opere si possono ammirare nei più importanti istituti e musei del mondo.

Fotografa, attivista, passionale, comunista.

È bella, bellissima. Potrebbe fare l’attrice. E infatti questo fa la giovanissima Tina Modotti quando arriva a Los Angeles.

Al secolo Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, nasce da famiglia poverissima a Udine, in un Friuli che nel 1896 è arretratissimo. Migrare negli Stati Uniti all’epoca è allo stesso tempo un sogno e una condanna, un’opportunità e una disgrazia.

Tina si reca a San Francisco nel 1913 per raggiungere il padre e la sorella a San Francisco. Qui, mentre continua la pratica della sartoria appresa a casa, comincia a frequentare studi di recitazione e si cimenta in rappresentazioni teatrali di spettacoli italiani per un pubblico essenzialmente di immigrati dall’Italia.

Si sposa con il pittore e poeta Roubaix de l’Abrie Richey con il quale va a Los Angeles, sperando di sfondare nella nascente industria del cinema. A Hollywood Tina Modotti ci arriva e ha anche grande successo di critica, anche se la definizione di “fascino esotico” non le piace granché. E perciò abbandona il grande schermo dopo soli tre film.

In questo periodo grazie proprio al marito conosce Edward Weston, fotografo di fama, per il quale inizia a posare come modella. Il fotografo aveva un’assistente e Tina divenne l’amante di entrambi.

Roubaix, il marito di Tina, le comunica che andrà in Messico e la consegna in qualche modo alle cure di Weston. Il Messico post-rivoluzionario suscitava un forte interesse per Tina e Weston, tanto da decidere di raggiungere Roubaix a Città del Messico. Purtroppo sarà troppo tardi perché morì di vaiolo due giorni prima del loro arrivo.

Tina Modotti assieme a Roubaix
Tina Modotti assieme al primo marito Roubaix de l’Abrie Richey

Tina Modotti e Weston dal 1923 si trovano in Centro America come fotografi.

Lei dapprima è assistente di camera oscura, ma poi si affranca diventando fotografa essa stessa. E lo fa con uno stile e con un pensiero suo proprio. Come scriverà in un suo saggio del 1929 dal titolo “Sulla fotografia”, per lei fotografare significa “liberarsi da arte e artistico, puntare sulla qualità e sulle peculiarità del mezzo, perseguire uno scopo comunicativo”.

Già in questa frase è scritto ciò che sarà il futuro della sua attività di fotografa: fotografia del vero, del reale, fotografia come documento, come reportage, come testimonianza e, perché no, come denuncia.

Proprio nel 1929 viene pubblicato il suo primo reportage a metà strada tra il documentaristico e l’antropologico. Da ricordare che all’epoca queste due categorie non esistevano ancora in maniera definita.

Attraverso i suoi scatti Tina Modotti riesce a documentare le donne nelle comunità rurali del Messico intente a riti e ad attività quotidiane: un vero e proprio reportage etnografico che viene pubblicato in un libro e che la consacra come fotografa professionista, ormai affrancatasi dallo statunitense patinato Weston.

Tina Modotti con Frida Khalo
Tina Modotti fotografata accanto Frida Khalo

Da lì in avanti comincia a frequentare personaggi del calibro di Diego Rivera, il pittore amante di Frida Kahlo, e di Frida Kahlo stessa, della quale diventa amante.

Sono gli anni in cui Tina Modotti abbraccia l’ideologia comunista così come mutuata in Messico. La sua attenzione per gli ultimi e per i campesinos la spinge a impegnarsi fortemente nel sociale e nella lotta di classe. Abracciare il comunismo è dunque la cosa più naturale da fare ed ecco che parte della sua produzione fotografica la si può definire di still life ideologico, in cui mette insieme falce, martello e cappello da campesinos.

Vita complicata, d’ora in avanti. Sì, perché anche se il Messico è comunista, certi estremismi sono visti con timore.

Dopo la morte del suo amante Julio Antonio Mella, che aveva fondato il partito comunista a Cuba, ma che da Cuba era fuggito, Tina Modotti è costretta a lasciare Città del Messico, il suo sole e il suo calore, per andare in Europa, prima a Berlino e poi in Spagna, dove si unisce a quel personaggio ancora non del tutto chiaro che fu Vittorio Vidali, comunista stalinista pronto a tutto, tanto che si crede sia stato il mandante nientemeno proprio dell’assassinio di Julio Antonio Mella.

Tina Modotti non lo seppe mai. Si fidò dell’uomo affascinante e di idee comuniste quale era e lo seguì fino in Spagna, durante la Guerra Civile Spagnola, in opposizione alle armate di Franco. La vittoria di Franco costringe i due rivoluzionari a tornare in Messico.

Il 5 gennaio del 1942, mentre rincasava in taxi, alla giovane età di 45 anni, Tina Modotti fu sorpresa e sopraffatta da un arresto cardiaco. Diego Rivera accusò immediatamente della sua morte Vidali, del quale non aveva mai avuto stima, ma in realtà non sono mai state trovate prove delle sue accuse.

A difenderne l’onore e la memoria intervenne il poeta Pablo Neruda, dedicandole una poesia che è un inno alla sua caparbietà, alla sua passione, passione espressa in ogni luogo, che fossero la casa, la città o le condizioni dei più poveri.

“Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella. (…)”

Fotografa in un mondo di fotografi, attivista in un mondo di attivisti, capace di usare il potere della seduzione e a sua volta incapace di resistere al potere della seduzione, nel bene e nel male.

Artista? Lei non si sarebbe mai definita tale, anzi.

Considerava il mezzo fotografico uno strumento per riprodurre e rappresentare il reale, non per realizzare un effetto artistico. Interessante il suo giudizio, espresso in un’epoca in cui ci si interrogava (non si è ancora smesso di farlo) sul confine tra fotografia come documentazione del reale o come interpretazione del reale.

Tina Modotti ha lasciato il segno.

Tina Modotti casa natale
La casa natale di Tina Modotti a Udine

Nella sua città natale, Udine, la sua casa, che oggi appartiene alla Caritas, è stata decorata dall’artista Franco Del Zotto Odorico il quale ha animato la facciata con una serie di righe dattiloscritte su cui si susseguono vicende e pensieri di Tina Modotti: un vero e proprio murales che nel 2014 è stato addirittura insignito del premio internazionale Le Geste d’Or, Le Trophee du Grand Prix per la categoria Prix Innovation.

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